L’era dello smartphone
Gli smartphone sono diventati un elemento fondamentale nella vita di tutti i giorni. 9 italiani su 10 ne possiedono almeno uno (dati Deloitte nell’annuale ricerca: Global Mobile Consumer Survey).
Sono utili praticamente per tutto: controllare gli orari dei treni, scattare una foto veloce, partecipare alla chat del gruppo familiare o persino, come era stato concepito inizialmente per il cellulare, fare una telefonata!
Secondo una ricerca di RescueTime, una delle tante app che monitorano l’uso che facciamo dello smartphone, le persone passano in media 3 ore e 15 minuti al giorno a telefono. Non solo: il 20% degli utenti ne trascorre in media fino a 4 ore e mezza in più.
Spesso a lavoro ci troviamo a passare 35-40 ore ogni settimana davanti allo schermo del PC. A queste ore, si vanno a sommare quelle in cui usiamo lo smartphone, sia per motivi personali che lavorativi. Ma qual è l’impatto sulla nostra salute?
Cos’è la luce blu?
In quello che è stato battezzato il “decennio dello smartphone” (2010-2020) sono state condotte numerose e approfondite ricerche su questo dispositivo. Una scoperta tristemente nota è quella della “luce blu”.
Questa luce, emessa dai nostri telefonini, tablet e laptop, ha effetti negativi sulla salute degli occhi. Gli studi evidenziano “un potenziale in grado di portare alla degenerazione maculare” poiché è in grado di bypassare la pupilla e la cornea e irradiarsi direttamente nella retina.
Si ipotizza che la luce blu abbia effetti negativi sulla visione centrale perché uccide le cellule dei fotorecettori nella retina. Queste cellule, a differenza di altre del nostro corpo, una volta morte non vengono rigenerate. Ciò significa che qualsiasi danno rimane permanente.
La luce blu viene emessa anche dal Sole e siamo tutti consapevoli di quanto sia dannosa per gli occhi, tanto che indossiamo degli occhiali appositi per proteggerci. Dovremmo fare lo stesso con i nostri telefonini?
La luce blu ha una lunghezza d’onda più corta rispetto ad altri colori, il che significa che ha più energia. Inoltre, impedisce al nostro corpo di rilasciare la melatonina, la sostanza chimica di cui abbiamo bisogno per sentirci assonnati. Poiché la luce blu proviene anche dal sole, questa inganna il nostro cervello facendogli credere che sia ancora giorno e rendendo più difficile addormentarsi.
Si noti anche che guardare gli schermi digitali in ambienti bui ne aumenta gli effetti negativi; questo ha portato la Apple a introdurre una “versione notturna” dello schermo (più giallo) e la Samsung ad offrire un “filtro per la luce blu”.
La degenerazione maculare
È stato riscontrato che l’esposizione alla luce blu e l’uso eccessivo di schermi digitali accelerano lo sviluppo della degenerazione maculare legata all’età (DMLE o AMD, in inglese). L’AMD si manifesta principalmente dopo i 60 anni, ma gli esperti ritengono che, con il passare del tempo e con l’aumento dell’utilizzo degli schermi digitali, questa degenerazione si manifesterà prima del tempo.
Come accennato in precedenza, la luce blu distrugge le cellule dei fotorecettori dell’occhio e quindi danneggia la visione centrale. Alcuni studi più recenti suggeriscono che la luce blu sia in grado di attivare delle molecole dannose nei nostri occhi, causando la AMD. Questo perché viene irradiata direttamente nella nostra retina, causando molti più danni rispetto ad altre forme di luce meno intense.
I sintomi dell’AMD si riconoscono nella visione centrale come oggetti distorti o sfocati. Man mano che la condizione progredisce, potrebbero apparire dei punti neri che impediscono la vista. Altri sintomi possono essere colori che appaiono sbiaditi, allucinazioni oppure linee rette che appaiono ondulate.
L’AMD è una delle principali cause di cecità al mondo, quindi è importante capire in che modo le nostre scelte di vita, come l’utilizzo eccessivo di schemi digitali, possono avere influenza sul suo sviluppo.
I sintomi della Sindrome da Visione al Computer
A parte l’AMD, un effetto collaterale più lieve dell’uso degli schermi digitali è una condizione chiamata Sindrome da Visione al Computer o CVS (dall’ inglese Computer Vision Syndrom), i cui sintomi più comuni sono:
- Visione offuscata
- Mal di testa
- Dolore alle spalle e al collo
- Occhi rossi e secchi
- Difficoltà a concentrarsi
Quando fissiamo lo schermo del PC, tendiamo a sbattere molto meno le palpebre, causando secchezza agli occhi e mancanza cronica della sufficiente lubrificazione e umidità sulla superficie dell’occhio. Inoltre, quando guardiamo uno schermo digitale, è un continuo mettere e rimettere a fuoco gli oggetti che si muovono sullo schermo; questo richiede uno sforzo maggiore che spesso porta all’affaticamento degli occhi.
Si pensi a quante persone al giorno d’oggi fanno lavori d’ufficio oppure lavori basati proprio sull’utilizzo del computer; diventa chiaro che il problema della CVS stia diventando davvero piuttosto grave.
Come si possono ridurre i sintomi della CVS?
Poiché si tratta di un problema di vasta portata, sono state condotte molte ricerche su come ridurre al minimo gli effetti che la CVS ha sulla vita quotidiana e sulla salute in generale.
In termini di comfort per gli occhi, si consiglia di:
- tenere lo schermo a una distanza minima di un braccio (50 cm)
- aumentare la dimensione dei caratteri, per ridurre l’affaticamento degli occhi
- abbassare la luminosità dello schermo
- posizionale la parte superiore dello schermo all’altezza degli occhi: questo ridurrà l’affaticamento e migliorerà anche la postura, evitando dolori al collo e alla schiena
- cercare di battere più spesso le palpebre, per mantenere sempre umido l’occhio.
Chi è a maggior rischio?
Le persone che soffrono già di problemi alla vista corrono più rischi di sviluppare la CVS. Inutile dire che più tempo si trascorre davanti ad uno schermo, maggiore è il rischio di sviluppare problemi.
Conclusioni
Stiamo diventando sempre più dipendenti dai nostri telefoni, computer e tablet. Ne abbiamo bisogno per il lavoro, per il gioco, per la socializzazione: praticamente ogni aspetto della vita quotidiana comporta una qualche forma di “schermo”.
Non conosciamo ancora gli effetti a lungo termine dell’esposizione ai dispositivi digitali per quasi ogni minuto della giornata. Possiamo, tuttavia, affrontare gli impatti a breve termine: sedersi più dritti, sbattere le palpebre più spesso e esercitarsi a concentrare gli occhi su varie distanze, aiuteranno a preservare la vista in questa era digitale.