di Dr. Massimo Generoso, Pediatra, Firenze
Il televisore è ormai presente in tutte le case, spesso in più esemplari collocati in stanze diverse e dunque dobbiamo considerare la TV come un elemento stabile della nostra vita.
Le statistiche evidenziano che, se gli adolescenti dedicano sempre meno ore alla televisione, sono i bambini i soggetti che rimangono più a lungo (anche 4 ore al giorno!) esposti al piccolo schermo: e sin dalle prime ore della giornata: pertanto si può parlare di bambino televisivo.
E’ interessante analizzare gli aspetti negativi e quelli positivi di questo fenomeno.
I CONTRO
Una certa parte della produzione animata in onda ha, in modo più o meno esplicito, una sceneggiatura drammatica ed ansiogena che sembra avere come unico scopo quello di ghermire l’attenzione dei piccoli telespettatori spaventandoli e stressandoli, abituandoli ad un mondo fatto di guerre, di prove da superare, di mostri da sconfiggere.
E’ noto che la paura è il mezzo migliore per tenere desta l’attenzione, soprattutto dei bambini e si può arrivare a quello che è chiamato trauma da video: quanti bambini a causa di certi programmi hanno incubi notturni e/o paure immotivate durante il giorno?
Pensiamo allora a quali responsabilità ha chi produce programmi televisivi e a chi sceglie certi tipi di cartoni animati, fonte di situazioni stressanti.
Ma bisogna considerare anche altri fatti: al di sotto dei 3 anni i bambini tendono a capire con difficoltà le immagini che appaiono in successione veloce sullo schermo, non comprendono quell’alternarsi violento di suoni, voci e colori.
I primi piani, le zoomate improvvise, le dissolvenze incrociate, i repentini cambi di scena richiedono una capacità di interpretazione e di astrazione superiore a quella che hanno i bambini in età prescolare e impediscono di fatto una comprensione effettiva del materiale presentato.
Anche il linguaggio grafico ha la sua importanza: i disegni spigolosi non sono adatti a questa fascia di età che predilige invece immagini rotondeggianti, dai tratti smussati, “addolciti” e quindi rassicuranti.
Sono noti ormai da lungo tempo i problemi medici (ad esempio obesità) e socio-sanitari (ad esempio scarso rendimento scolastico) legati all’uso scorretto della TV nell’età evolutiva.
Un altro elemento fortemente negativo è la pubblicità: molti studi dimostrano che i bambini tormentano i genitori con frequenza e regolarità affinché comprino loro i prodotti reclamizzati in TV. Lo spot pubblicitario è un genere televisivo a sé stante, realizzato con la finalità di indurre all’acquisto.
La brevità dell’annuncio pubblicitario è molto importante: infatti i bambini sono attratti dalla scenetta breve che permette di mantenere viva la loro attenzione. Soprattutto i più piccoli gradiscono che lo spot si ripeta in continuazione, poiché soddisfa il loro bisogno di sicurezza. Pertanto la ripetitività della pubblicità per immagini, sempre la stessa, è per loro rassicurante e il fatto che non cambino canale quando il programma viene interrotto dipende proprio dal profondo piacere di ripercorrere visivamente un cammino già ben noto.
I pro
Ma la TV non va comunque demonizzata: è indiscussa l’importanza dell’esperienza televisiva prima dell’impatto con il mondo della scuola e con la lettura. La televisione può quindi avere un ruolo positivo ed essere un ottimo strumento educativo, se utilizzata correttamente, per quanto riguarda l’apprendimento, la cultura, la socializzazione e il comportamento prosociale.
Apprendimento
La TV è uno strumento di facile accesso per i bambini grazie al suo linguaggio immediato, per immagini, suoni e movimenti. Studi condotti in Inghilterra e in Svezia dimostrano che, specialmente nei bambini più piccoli, una informazione rappresentata “animata” alla TV viene ricordata meglio rispetto alla stessa nozione stampata su un giornale o un libro.
In realtà il bambino sviluppa, grazie all’uso della TV, alcune attività mentali specifiche. Per comprendere il messaggio televisivo impara presto ad utilizzare l’attenzione visiva e uditiva.
Per acquisire conoscenze deve anche imparare a differenziare i programmi di finzione da quelli di realtà e deve infine integrare le informazioni in un sistema di riferimento e strutturarle nello spazio e nel tempo.
Inoltre è innegabile che i bambini imparano dalla TV, in quanto costituisce una fonte ricca di materiale per il dialogo fra i familiari.
D’altra parte la TV favorisce generalmente un tipo di apprendimento unidirezionale in cui il messaggio non viene elaborato e non permette al ricevente di interagire.
Cultura
La TV è un elemento di apertura mentale e quindi di emancipazione per milioni di bambini che hanno poche possibilità di crescita culturale: è una “finestra sul mondo”, mette in contatto il bambino con costumi, tradizioni, riti di popoli lontani, con la vita degli animali, con i misteri della scienza. Si potrebbe affermare che la televisione è un gigantesco grimaldello culturale.
Prima che si diffondesse, ogni cultura era chiusa nella propria lingua, separata dalle altre. Bisognava passare attraverso il filtro di un traduttore.
Oggi tutto è cambiato: la TV, con le sue immagini universali, ha fatto saltare l’intero sistema di controllo del sapere.
I programmi per bambini pensati e realizzati negli Stati Uniti o in Giappone sono trasmessi oltre che in Europa, anche in America del Sud, Africa, India, Cina, ecc.: si può parlare quindi di planetarizzazione della cultura infantile.
Socializzazione
La TV può favorire il gioco nell’età prescolare. Questo può accadere quando i bambini utilizzano i personaggi televisivi nei loro giochi e altri bambini si uniscono a loro più facilmente, per la conoscenza comune delle situazioni e dei personaggi. La TV può pertanto fornire le basi per una esperienza collettiva dalla quale i bambini possono trarre profitto.
Comportamento prosociale (Prosocial behaviour): si intende l’attuazione di forme comportamentali desiderabili e positive verso gli altri bambini e il mondo degli adulti (comportamenti altruistici, di solidarietà e cooperazione, di amicizia, di autocontrollo).
Si incoraggia un comportamento prosociale quando sono proposti programmi televisivi in cui i personaggi più ammirati mostrano buoni comportamenti (come aiutare gli anziani, gli emarginati, i malati, avere cura degli animali e dell’ambiente) e tali da stimolare l’imitazione.
Inoltre la visione di un programma prosociale ha una notevole efficacia nel ridurre l’aggressività, specie se la visione è accompagnata dai commenti e dall’analisi delle condotte e dei modelli proposti.
Bisogna tutelare il bambino televisivo, fornendo consigli per un buon uso della televisione.
E’ necessario conoscere le caratteristiche fondamentali che devono avere le reti e i programmi televisivi idonei per i bambini.
Le caratteristiche possono essere così riassunte:
- offerta di cartoni animati non stressanti ma che trasmettano un’immagine positiva, ottimistica della vita;
- scelta di tematiche rivolte all’educazione alimentare, all’importanza del movimento, alla scoperta dell’arte, della natura e della musica;
- favorire un comportamento prosociale
- presenza di interattività (che prevede una risposta, seppur minima, da parte dello spettatore) per contrastare il tipo di apprendimento unidirezionale fornito dalla televisione.
Leggi anche: Il bambino televisivo: suggerimenti per un corretto uso della TV
DR Massimo Generoso, pediatra fiorentino, autore di 2 libri di pediatria e di numerosi articoli, molto attivo nel campo della formazione e aggiornamento
· sia dei pediatri di famiglia toscani e italiani
· sia degli insegnanti della scuola materna e asili nido del Comune di Firenze
· sia delle famiglie
Fondatore della sezione fiorentina di ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente)