Le piante medicinali tradizionalmente impiegate per il trattamento dell’insufficienza venosa sono riportate in tabella 1.
Queste sono caratterizzate dalla presenza di tannini ( ad azione astringente), flavonoidi, antocianine e procianidine ( ad azione vasoprotettiva ed antiinfiammatoria).
Questi prodotti riconoscono come principali bersagli il tono venoso, l’emoconcentrazione, l’aumentata permeabilità capillare, l’edema, la ridotta attività fibrinolitica, l’incremento del fibrinogeno plasmatico, le anomalie della funzione leucocitaria, il controllo del dolore e delle sovrainfezioni.
Prove di efficacia sperimentali e cliniche documentano l’utilità dell’Ippocastano nel trattamento dell’insufficienza cronica della circolazione venosa e dei disturbi ad essa collegati (varici, ulcere venose, edemi agli arti inferiori, emorroidi).

Tratto da “La fitoterapia nel trattamento della stasi venosa e del linfodema” A. Vannacci, E. Gallo, A.Mugelli . G.I.O.T., 35:23-33, 2009
La frazione triterpenica della Centella migliora le alterazioni della parete delle vene promuovendo la sintesi del collagene e di altre proteine tissutali attraverso la modulazione dell’azione dei fibroblasti.
Il Melilotus officinale contiene cumarine, flavonoidi e tannini, il cui effetto principale è quello di favorire il drenaggio linfatico.
Composti presenti nella Vitis vinifera hanno una valida azione fleboprotettiva e venotonica, possiedono attività antiossidante e possono essere utilizzati nel trattamento di disturbi della circolazione periferica.
Estratti di Pungitopo possiedono proprietà antiessudative, antiflogistiche, vasocostrittrici sulla microcircolazione periferica e modulatrici della resistenza e permeabilità capillari.
Il rapporto beneficio/rischio è sostanzialmente elevato per tutti i fitoterapici citati, i quali sono in genere privi di effetti collaterali gravi.
Non bisogna però dimenticare che un ruolo significativo può essere giocato delle interazioni farmacodinamiche e farmacocinetiche, specialmente nei pazienti sottoposti a terapie anticoagulanti o comunque in politerapia.
In alcuni di questi casi l’utilizzo di fitoterapici può essere esplicitamente controindicato, in altri dovrà essere invece sempre condotto sotto stretto controllo del medico, il quale avrà anche il compito di segnalare eventuali interazioni o eventi avversi al competente sistema di fitovigilanza e farmacovigilanza.