Alla quotidiana dose di telefonini e tablet, si è aggiunto negli ultimi mesi anche una convivenza più o meno forzata con il PC di casa.
Lavorare in smart working, purtroppo, va ad aumentare le ore che tutti i giorni passiamo davanti ad uno schermo digitale.
Questo “inquinamento” domestico, causato dalla radiazioni emesse dei dispositivi digitali, purtroppo sembra avere conseguenze per la nostra pelle.
L’argomento è stato portato alla ribalta nel Congresso nazionale SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmissibili) che si è svolto in modalità virtuale pochi giorni fa.
«In Italia l’inquinamento indoor è poco considerato – sostiene la D.ssa Cameli – ma diversi studi cinesi ne hanno evidenziato le conseguenze e studi francesi dimostrano che addirittura può essere 5-10 volte più intenso di quello outdoor».
Ma cosa si intende per inquinamento indoor?
Nelle nostre case sono presenti materiali che possono emettere sostanze inquinanti, come vernici e colle, oppure anche disinfettanti, detersivi, il calore sviluppato dalla cottura degli alimenti; tutti questi elementi sono causa di emissioni che possono danneggiare l’epidermide.
Oggi si va anche ad aggiungere la luce blu emessa dagli schermi digitali che genera uno stress ossidativo, andando ad aumentare i radicali liberi.
Non solo: la luce blu «può influire sul ritmo circadiano della nostra pelle; per cui i meccanismi riparatori che di notte agiscono sulla replicazione e sulla rigenerazione cellulare vanno in corto circuito e vengono compromessi».
Ma cosa possiamo concretamente fare per difenderci da questo nuovo “inquinamento”?
Ci vengono in aiuto le creme con antiossidanti per combattere i radicali liberi e gli integratori a base di vitamina C, antiossidanti e licopene.
Oltre a questo, una buona regola consiste nello spegnere questi dispositivi durante le ore notturne per evitare la continua emissione di luce blu.